mannaggia, di nuovo

  non amo tutto l’universo ma solo attimi di esso

riesco a percepire poche corde distillare

concentrati ed elisir di sorrisi – quasi ghigni – di soddisfazione feroce

animale di psicologia frattale

matematiche oscure che non significano un bel cazzo di niente

di fronte alla mia voce 

l’unica Legge impone il ritmo necessario alla creazione e l’anima pulsante ancora spinge per uscire

– pneuma violento, irregolare, insegue lesto le ragioni dell’orgasmo e con esso il seme primo della fine.

sogno un giorno di affrancarmi dalle prigioni di un karma impenetrabile – mai stato comunque così palese.

Ostilità e devianze sono i balocchi di uno spirito inerme che non sa dimenticare.

Ambisco alla folgore, la ragione stessa dell’amore

devasto senza remore ogni traccia del caro senso comune e mi faccio beffe della logica che mi ha portato a dimenticare il mio nome.

adesso Sono, adesso Esisto

nonostante il vento d’acido e il mare di bile

i loro sguardi – pugnalate poco profonde

e io non perdo l’equilibrio, sulla voragine del fato danzo e medito cantando

melodie sotterranee che dividono il cielo seguendo le scie di costellazioni inique

dimenticate da eoni 

ma imprescindibili lungo la rotta della comprensione distorta.

Obliquo, laterale e sfuggente

fantasma anemico nel labirinto dell’Ego

riesco a dedurre

da forme putrefatte nature morte e corpi in decomposizione

profumi suadenti e lame che tagliano le ombre.

mannaggia.

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